Assaggi di Vangelo
I miei articoli



  Sono solo tizzoni fumanti
“Il Signore disse a Isaìa: Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb…Tu gli dirai: Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti”. Acaz era re di Giuda ad aveva il compito di guidare il suo popolo seguendo gli insegnamenti di Dio. Vive però un forte momento di difficoltà perché ha dei nemici interni ed esterni, allora si abbatte ed e demoralizzato. Il profeta Isaia lo invita a riprendere coraggio e ad avere maggiore fede, giacché alla fine i nemici sono banalmente due tizzoni che fanno fumo, ma nessuna fiamma. Non ingigantiamo le difficoltà.




  Omissioni
“Disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui”. Tutti e tre vedono che qualcuno è nel bisogno, solo uno si ferma a soccorrerlo. Più che preoccuparci delle cose sbagliate che tutti facciamo, dovremmo cominciare a preoccuparci di quelle che omettiamo, che evitiamo volontariamente. Queste, volere o no, sono macigni che impediscono la nostra serenità.




  Dio o idolo?
“Torna dunque, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra…non chiameremo più dio nostro l’opera delle nostre mani”. Un altro monito del profeta Osea ci interpella: prima di chiederci perché Dio non esaudisce le nostre preghiere, non è attento alle nostre sofferenze…dobbiamo verificare seriamente a quale dio ci rivolgiamo? Forse a un idolo costruito con le nostre stesse mani e uscito dai nostri pensieri? Eh, allora inutile lamentarsi, allora sì che è facile giustificare anche ogni atto di violenza.




  Si può…ed è meglio
“Così dice il Signore: Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro…Non darò sfogo all’ardore della mia ira, perché sono Dio e non uomo”. Poco o tanto tutti viviamo questi momenti di sofferenza e profonda delusione: ci siamo dati tanto da fare per quella persona, quella situazione, ma oltre non averci corrisposto tanti si sono rivoltati contro. Sì, siamo uomini, tuttavia con l’aiuto di Dio possiamo trattenere la nostra ira e credere fermamente che la nostra dedizione alle persone che abbiamo amato non è persa.




  Oggi proviene da ieri
“E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia non darà farina e, se ne produce, la divoreranno gli stranieri”. Quante volte chi domandiamo perché succedono certi avvenimenti nel mondo, agli altri a noi stessi. La frase del profeta Osea scritta ancora 800 a.C. ci impone ad alcune inevitabili verifiche. Non è forse che quello che succede oggi è anche colpa di quello che qualcuno, noi compresi, abbiamo fatto ieri? Sì, sono riflessioni antipatiche e che vorremmo evitare, ma se desideriamo un futuro migliore dobbiamo onestamente rispondere.




  Sono punti di vista, ma c’è arte e arte
Sono il primo a sostenere che l’uomo non vive di solo pane e l’arte, senza entrare in noiose ed inutili definizioni di cosa sia, dovrebbe essere un esempio concreto del fatto che la sete di ciascuno non si placa unicamente costruendo qualcosa di immediatamente fruibile. L’artista Christo sostiene che «Impacchettare edifici storici o bellezze naturali per aiutare l’uomo a relazionarsi con ciò che si è abituato a non vedere». Beh, se avesse ragione, allora siamo proprio caduti in basso. Ho fatto tantissima fatica a resistere, ma a poche ore dalla chiusura del The Floating Piers sul lago d’Iseo, esterno la mia più totale disapprovazione su quest’opera. Sono consapevole che molti mi criticheranno. Avrei parecchio da esternare, dico solamente che io volutamente non sono andato, sono nato, ho vissuto per la maggior parte della mia vita là. Sì, tanti la positivi di questa iniziativa, come l’emozione che tutti hanno provato passando sulla passerella e la possibilità di far conoscere al mondo intero le bellezze del lago, ma secondo me i ponti si costruiscono per altri scopi, le emozioni si provano entrando nella natura e non deturpandola e l’artista vero dovrebbe saperlo. I chilometri di tessuto utilizzati sono già in vendita su ebay e i 220 mila cubi di polietilene ad alta densità forse saranno riciclati come i chilometri di cavi di ancoraggio… e le 150 tonnellate di cemento utilizzate per costruire le zavorre necessarie per la stabilità e calate in profondità? Forse i pesci stanno ancora ringraziando perché hanno potuto visitare gratis la galleria d’arte! Già, questi ultimi, gli animali, non possono diventare artisti, a detta di molti. E l’equilibrio dell’ecosistema, ovviamente inalterato!




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