Assaggi di Vangelo
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  Comandamenti: indicazioni per la vera Gioia
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»”. Gesù parla chiaro: Vuole a tutti i costi che la nostra vita sia piena di gioia, quella vera e duratura. Eppure, guardando alla vita di tanti, sembra che il credente non possa concedersi questo lusso, anzi, il messaggio che traspare da certi volti è il contrario: più sei triste e sofferente, più sei vicino al Signore. Tutto nasce dal fatto che si pensa che i Comandamenti siano un peso, invece sono proprio la precisa indicazione per arrivare alla meta della gioia. Conseguenza: perdendo tempo a seguire false indicazioni rimarrò sempre triste, inseguendo i Comandamenti arriverò spedito alla felicità.




  Chiedere e (forse) ottenere
“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»”. Perché non funziona? Perché tante volte chiedo a Dio qualcosa e non sempre ottengo? Spesso cerco di fare il furbo e mi pongo queste domande, fingendo di non ricordarmi che questo, nella lingua italiana, è un periodo ipotetico. C’è il famoso Se (ammesso che). È solamente quando io rimango in Dio e la Sua Parola si è radicata dentro la mia esistenza che ottengo quello che chiedo, diversamente cade la condizione necessaria. Gesù, spingendosi oltre, afferma addirittura “chiedete quello che volete” e questo è possibile perché quando si è innestati in Cristo anche le cose che si chiedono sono giuste, non sbagliate. Ci rimane, con calma e senza pretese, di lavorare per togliere il Se.




  Tipi di Pace
“In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». Chiedo venia per la lunghezza, ma c’è un testo di Papa Francesco che spiega con esempi concreti la differenza tra la Pace che dona Dio e quella che ti illude di dare il mondo, che vale veramente la pena di leggere: - «Un tipo di pace che offre il mondo, è «la pace delle ricchezze», che porta a pensare: «Ma io sono in pace perché ho tutto sistemato, ho per vivere per tutta la mia vita, non devo preoccuparmi!». Questa idea di pace parte da una convinzione: «Non preoccuparti, non avrai problemi perché tu hai tanto denaro!». - «Seconda è quella del potere». E così si arriva a pensare: «Io ho potere, sono sicuro, comando questo, comando quello, sono rispettato: sono in pace. - Un terzo tipo di pace «che dà il mondo» è quella della «vanità», che fa dire a noi stessi: «Io sono una persona stimata, ho tanti valori, sono una persona che tutto il mondo rispetta e quando vado nei ricevimenti mi salutano tutti». Però anche questa «non è una pace definitiva, perché oggi sei stimato e domani sarai insultato!». - Per comprendere invece quale sia la pace autentica bisogna tornare alle parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». Com’è allora la pace che dà Gesù? «È una persona, è lo Spirito Santo». Dunque la pace di Gesù «è una persona, un regalo grande». Perché «quando lo Spirito Santo è nel nostro cuore, nessuno può togliere la pace. Nessuno! È una pace definitiva!».




  Test sull’Amore
“Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole”. Ogni tanto è salutare sottoporsi a delle verifiche, per essere sicuri di procedere nella direzione giusta. La Parola di oggi ci aiuta: Quale relazione c’è, nella mia vita, tra amare ed ascoltare? Traducendo quanto Gesù dice: un test sicuro per sapere se veramente ami una persona/Dio è chiederti quanto osservi la sua parola dopo averla ascoltata. Attenzione! Non dice obbedire, non potrebbe essere un rapporto d’amore, perché sarebbe essere passivo, completamente sottomesso all’altro. Osservare [dal lat. observare, comp. di ob- e servare «serbare, custodire, considerare»], invece, è con-dividere quanto si è ascoltato dall’altro è di conseguenza viverlo insieme.




  Globalizzazione delle nostre azioni
“Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto?” Papa Francesco nel suo videomessaggio di durante l’apertura dell’Expo ieri, ha affermato: «Facciamo in modo che questa Expo sia occasione di un cambiamento di mentalità, per smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane – ad ogni grado di responsabilità – non abbiano un impatto sulla vita di chi, vicino o lontano, soffre la fame». Da tanto tempo stiamo con il Signore e come Filippo pensiamo che sia Dio a dover far tutto, caricando Lui di ogni responsabilità. Il papa, invece, ci ha detto che ogni nostra azione incide, volenti o no, sulla vita di tutti, anche dei più lontani e di quelli a noi sconosciuti. Ricordiamocelo almeno quando andiamo a fare la spesa e quando ci sediamo a mangiare.




  Riconoscersi sempre debitori verso Qualcuno
“Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato”. Dopo aver dato l’esempio di servizio lavando i piedi ai discepoli, durante l’ultima Cena, Gesù fa due raccomandazioni utili anche per noi: 1. Qualsiasi ruolo tu abbia nella società o nel privato ricordati di non approfittarne mai, c’è sempre qualcuno che, sebbene appaia superiore a te (padrone) o inferiore (servo), ti sta servendo: sii riconoscente. 2. Se adesso nella tua vita, dopo aver faticato tanto, stai camminando con le tue gambe, rammenta che è anche grazie a qualcuno che ti ha rifocillato lavandoti e rinfrescandoti i piedi (lo ha mandato): potresti riaverne bisogno.




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