Assaggi di Vangelo
I miei articoli



  Il Giogo dolce che rende leggeri
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. Il giogo è un arnese di legno che si pone al collo degli animali affinché pieghino la testa per attaccare il carro da trainare. È così ritenuto il simbolo di sottomissione, assoggettamento. La religione, il credere è per te un peso del quale volentieri ne faresti a meno? Questo è quello che pensavano i giudei, se lo è anche per te, sei proprio messo male. Per questo sei affaticato ed oppresso come loro! Quello che ci offre Gesù non è un fardello da caricare oltre tutto ciò che già dobbiamo portare nella vita. I suoi insegnamenti sono dolci e ci alleggeriscono, rendendoci pienamente liberi.




  Guardare sempre con occhi nuovi
“Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente»”. Quando si afferma che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire! Gesù aveva ripetutamente detto a parole e dimostrato con i fatti che era Lui il Messia, il Salvatore del mondo, ma ancora i giudei non gli credono, o meglio, non vogliono ammettere neanche dinnanzi all’evidenza dei fatti che sia il Figlio di Dio. Purtroppo, quando ci costruiamo dei pregiudizi su alcune persone non riusciamo ad accettare che da loro possa uscire qualcosa di buono, magari lo vediamo, ma non lo ammettiamo. Neanche ci rendiamo conto di quanto perdiamo se non rischiamo di guardare con occhi diversi, nuovi coloro con i quali viviamo.




  Discernimento
“In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore”. Continua la metafora Pastore-pecore delle relazioni. Se qualcuno, soprattutto coloro con i quali non hai un’amicizia stretta, vuole raggirarti fingendo di cercarti per un semplice saluto, solitamente non è limpido nel suo approccio. Chi intende usarti per un suo scopo non entra diretto per la porta, ma passa sempre tramite altri percorsi. Purtroppo, bisogna ammettere che esistono anche queste persone e il Signore ci dice che queste non possono essere il mio Pastore, sia in campo di fede e religione, sia anche altri campi, non da ultimo quello affettivo.




  Scegliere relazioni sane
“In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore…Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”. La ben nota immagine del Pastore e delle pecore è una metafora per indicare l’intensa e costante relazione che deve necessariamente esserci tra due persone che dicono di Amarsi. Sentirsi pecore non è per nulla dispregiativo, bensì è prendere consapevolezza che la propria vita dipende dall’Altro, da Dio, dall’insieme di persone che mi amano e veramente con il loro affetto riempiono la mia esistenza, mi permettono di rialzarmi nelle cadute quotidiane, riescono a dare senso a certe fatiche che appaiano inutili e insensate, indirettamente mi forniscono una motivazione per curare il mio aspetto e la mia salute, mi stimolano a scoprire il mio carattere e a migliorarlo… Intensifichiamo e curiamo quelle relazioni trasparenti e arricchente, le altre vagliamole.




  Il "quinto evangelista" sei tu
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura…Allora essi partirono e predicarono dappertutto”. In questo giorno celebriamo la festa liturgica di S. Marco evangelista e lui stesso ci dice come Gesù aveva inviato alcuni ad annunciare il Vangelo ovunque. Non pensiamo che i discepoli siano stati poi così speciali, o particolarmente dotati per svolgere questa missione. Erano semplici uomini desiderosi di dire a tutti di aver incontrato il Risorto. Ecco perché ognuno di noi può benissimo diffondere il Vangelo. Come? Semplicissimo: Ringraziare Dio per esserci svegliati, fare un saluto e un sorriso a chi incontreremo, guardare più i pregi che i difetti altrui, ricordarsi delle preghiere, accettare quello che ci capita come occasione di crescita, non sparlare del prossimo, impegnarci a conservare quella libertà che oggi ricordiamo…




  Diventare Colui che si mangia
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”. Tutti conosciamo la massima del filosofo Feuerbach vissuto nel 1800: “L’uomo è ciò che mangia”, ma tutti la interpretiamo alla nostra maniera, anche perché realmente è molto ambigua in particolare nel contesto culturale odierno. Molti secoli prima Gesù è stato un po’ più esplicito: Non chi mangia qualcosa di generico, ma in colui che si nutre della Sua carne e del Suo sangue avviene una tale osmosi da inabitare uno nell’Altro. È realmente così: facendo la Comunione Lui prende sempre più dimora dentro di me e io mi trasformo sempre maggiormente in Lui. Preparandoci adeguatamente e non perdiamo le occasioni di nutrirci del Suo Corpo.




Indietro
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73
Avanti