Assaggi di Vangelo
I miei articoli



  Giubbotto antiproiettile
“I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo”. Ammettiamolo: anche lontanamente, forse solo nel passato, ma anche noi abbiamo qualcuno/a che cerca, almeno con il pensiero, di eliminarci, di annientarci. Gesù non mette in atto tante armi di difesa o tante precazioni, si limita ad essere corretto, ad essere se stesso seguendo la propria coscienza ben formata. Così la maggior parte della gente lo capisce ed è questo il giubbotto antiproiettile.




  Costruttori di pace
“In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: Se avessi compreso anche tu in questo giorno, quello che porta alla pace!…”. Fin dall’Antico Testamento Gerusalemme era vista come simbolo di pace, come meta a cui tendere, luogo che incarnava tutte le aspirazioni di serenità e tranquillità alle quale l’umanità da sempre tende. Eppure, anche Gesù entrando nella città santa piange poiché non vi trova pace, come anche oggi, ma tutt’altro. Forse prima che in una città la pace dobbiamo trovarla, meglio, costruirla, nel nostro cuore e metterla a fondamento dei nostri pensieri.




  Fantasie surreali
“In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro”. È sempre stato, e lo è tutt’ora, un rompicapo dei filosofi: è il pensiero che fonda la realtà, o la realtà che fonda il pensiero? Sembra ovvia la risposta, ma spesso la smentiamo con il nostro comportamento, con l’ostinarci anche, come si dice, davanti all’evidenza, ai dati di fatto. La Parola di Dio ci aiuta nel non fantasticare troppo, a restare, seppure con lo sguardo verso l’alto, con i piedi per terra.




  Ostacoli contro volontà
“In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là”. I fattori e le varianti che entrano in gioco nel riuscire a realizzare un obiettivo che ci prefiggiamo, sono tanti e cambiano continuamente ed in ogni situazione. Tuttavia, quella del volere, dell’essere convinti di fare quella cosa, rimane sempre determinante.




  Ri-vedere con occhi nuovi
“Egli rispose: Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. Dobbiamo ammetterlo, oltre alla cecità fisica che crea non pochi disagi e sofferenze, vi sono tante altre forme, tra le quali la peggiore è sicuramente quella di presumere di non esserne affetti. Eppure nessuno ne è esente, fosse solo per il fatto che non possiamo vedere tutto, nel senso di avere ogni cosa sotto controllo. Il cieco afferma: “Che io veda di nuovo”. Riconoscere il bisogno di ri-vedere, è già un vedere meglio.




  Preghiera come carburante
“In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Qualcuno ha paragonato la preghiera alla benzina, al carburante necessario per alimentare l’automobile. Sì, tutto il motore può essere perfetto e trasportarti per migliaia di kilometri, ma se non ti fermi a fare rifornimento ogni tanto non giungi a destinazione. Se pensi che sia perdita di tempo fermarsi al disturbatore (=pregare), metti in conto che nel bel mezzo del viaggio resterai a piedi.




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