Assaggi di Vangelo
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  No distrazioni dannose
“Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti”. L’episodio dell’Antico Testamento citato da Gesù, non è assolutamente per evidenziare la punizione che infligge Dio, infatti è il diluvio che fece morire, quanto piuttosto per ammonire tutti: se tu sei distratto da cose futili e passeggere, non riesci a cogliere quelle più belle, quelle che veramente riempiono il tuo cuore impedendoti di vedere anche l’Arca sulla quale salire.




  Percepire la presenza di Dio
“In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Spesso, basta vedere un servizio in tv, critichiamo coloro cercano segni eclatanti, miracolistici per mostrare la loro fede, per rafforzarla ed avere conferme. Ma siamo così sicuri di non essere un po’ così anche noi? Il Signore vuole che sappiamo cogliere la sua presenza nelle azioni semplici che facciamo quotidianamente, come il respirare.




  Ringraziare sempre
“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano”. Persino chi è restio a chiedere favori, quelli che piuttosto di chiedere tribolano da soli, quando è il momento di ringraziare fanno difficoltà. Quando si è davanti ad un bisogno, parlo dei più nobili, ci attiviamo per soddisfarlo compiendo cose impensabili poi, una volta soddisfatto tutto svanisce, sembriamo “morti”. Ecco, prima di cadere in questo stato di catalessi, ringraziamo chi ci ha aiutato a giungere alla realizzazione del bisogno.




  Nessuno è indispensabile
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Ricordarci del vecchio ritornello: “Che ognuno è utile nessuno è indispensabile!”, non significa assolutamente sminuire il valore e la preziosità della presenza e del fare di ciascuno, ma ridimensionare quello che spesso eccessivamente esaltiamo. Gesù, ancora maggiormente, ci dice che quello che quello che gli altri fanno in un contesto di servizio, non è meno importante di quello che facciamo noi, perciò dobbiamo riconoscerlo.




  Non confondere dito con luna
“Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio”. Purtroppo, quella di strumentalizzare la fede, è una tentazione sempre in agguato, in tutti i tempi e un po’ in tutte le religioni. L’amarezza più grave è quella di sentire violata la propria intimità con Dio, con la conseguenza comprensibile di voler lasciare tutto, di non avere più a che fare con alcun tipo di spiritualità. Occhio però: una cosa è andare a Dio, un’altra i mezzi, i quali si possono rompere, che ci portano a Lui.




  Per l’effimero o per l’Eterno?
“Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”. Ringraziando Dio, abbiamo due braccia, due gambe, due occhi, un’intelligenza, una sensibilità… se utilizziamo tutto ciò per costruire qualcosa non possiamo pretendere, nello stesso tempo, di usarlo per altro. Per questo dobbiamo ogni tanto verificare quale il fine di tutto il nostro fare, se per qualcosa di effimero o se per Qualcuno che permetterà che tutto ciò che facciamo non svanisca.




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