Assaggi di Vangelo
I miei articoli



  Presentazione libro
Alla Villa Giulia di Verbania (lago Maggiore) Sabato 9 aprile 2016 ore 16.00




  Sua volontà e mio volere
“In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. La solennità della Annunciazione del Signore ricorre il 25 marzo, nove mesi prima di Natale. Quest’anno, essendo stato quel giorno il giovedì santo, liturgicamente si celebra oggi. Questo ci permette di cogliere maggiorante la relazione tra Risurrezione e Annuncio da parte dell’angelo Gabriele a Maria della sua divina maternità. Un invito a porre attenzione a come anche a ciascuno di noi il Signore continua a parlarci e capire che compiere la Sua volontà torna a nostro vantaggio.




  Segni dell’Amore
Sicuramente Tommaso rappresenta il discepolo incredulo, colui che non crede agli altri apostoli che gli raccontano di avere visto il Maestro risorto. Per questo viene anche “rimproverato” da Gesù stesso perché per credere voleva vedere e toccare qualcosa di concreto, di fisico. E questo deve farci interrogare: la nostra fede si regge unicamente su segni miracolosi, sul bisogno di vedere gli interventi di Dio nella nostra vita, oppure, continuiamo a crediamo in Lui anche quando non si rende presente come ci piacerebbe e quando resta in silenzio pur rimanendo al nostro fianco. Tuttavia, nella richiesta di Tommaso c’è un aspetto positivo che deve interpellarci ulteriormente. Il discepolo vuole mettere “il dito nel segno dei chiodi” e mettere “la mano nel suo fianco”. Non sono posti comuni, bensì sono segni dell’Amore, poiché solamente chi ama veramente e oblativamente si lascia forare le mani e trafiggere il cuore. Sì, noi siamo chiamati ad essere testimoni del Risorto mostrando a tutti quelle stigmate che chi ama porta inevitabilmente dentro di sé. Anche noi, come Cristo e grazie a Lui, dobbiamo lasciarci bucare le mani e perforare il cuore, affinché chiunque creda.




  Prima di…
“Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza…La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore”. Quando ci si trova in certe situazioni c’è la tentazione di lasciare perdere tutto e chiedersi: chi me lo fa fare? Prima di mollare tutto rendendo vana ogni precedente fatica, proviamo ancora una volta a rialzarci, chiedendo umilmente aiuto dall’Alto.




  Ciò che conta
“La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!”. Ci sono dei criteri di valutazione della stesso oggetto che variano a seconda di chi li guarda. C’è vede un terreno unicamente come spazio da sfruttare per avere reddito, chi lo contempla e apprezza come luogo da custodire intravedendo le vestigia del Creatore… La domanda è: quale criterio di valutazione utilizziamo per apprezzare le cose e le persone che incontriamo? Forse, come ci insegna il salmo citato, ciò che scartiamo è proprio quello che invece potrebbe riempire la nostra esistenza.




  A ciascuno il suo
“In quei giorni, mentre lo storpio guarito tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sé per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone. Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo?”. Dopo aver operato una guarigione tutti pensano che gli apostoli fossero degli dei, ma essi con fermezza ribadiscono che il miracolo l’ha compiuto Dio, non loro. Che bello saper riconoscere i meriti a chi li ha, e non attribuirsi quelli che non si hanno.




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